mercoledì 25 aprile 2018

Un bambino che si aggrappa al suo padre assassinato non farà sicuramente notizia in occidente riguardo la guerra nello Yemen.

Boy clinging to his dead father won't become face of Yemen war for millions in the West (GRAPHIC) 
Un'immagine straziante ripresa dopo il bombardamento da parte saudita di un matrimonio in Yemen, domenica scorsa, mostra un ragazzino aggrappato al corpo del suo padre ucciso. Ma è sicuro che questo bambino non diventerà il volto della guerra nei media mainstream.

Foto e riprese sono state scattate dopo l'esplosione, avvenuta in un remoto villaggio della provincia nordoccidentale di Hajjah. Dall'apparente età di sette o otto anni, il ragazzo si aggrappa al corpo di un uomo, afferrando la sua camicia e ripetendo "no, no, no" mentre i soccorritori cercano di portarlo via. La gente intorno ha detto a Ruptly che il ragazzo insisteva che il suo padre ucciso stava solo dormendo, e presto si sarebbe svegliato e lo avrebbe portato al loro villaggio natale non lontano da quello che era stato bombardato.

Molto probabilmente è rimasto lì per ore, a giudicare dal modo in cui alcune immagini sono state scattate di notte e altre al mattino. Un cameraman Ruptly ha detto che il corpo del padre è stato l'ultimo ad essere rimosso dalla scena, e il ragazzo è rimasto con lui fino alla fine.



Una piccola previsione. Questo ragazzo non comparirà in prima serata nei media mainstream, indipendentemente da quanto strazianti siano la sua piccola figura e la sua inutile sfida. Nessuna giornalista ben pagata con un trucco perfetto racconterà con voce lacrimosa come non riesca a guardarlo. Nessun corrispondente affronterà il ministro degli Esteri saudita, mostrandogli le immagini, dicendo: "Questo è un crimine di guerra, signore." Al Consiglio di sicurezza dell'ONU, la sua tragedia non sarà usata per denunciare un regime criminale, che uccide i civili impunemente.







Un bambino deve essere vittima di un bombardamento in un altro paese per ottenere questo tipo di attenzione in Occidente. Da qualche altra parte, dove le bombe che uccidono i civili non sono fornite dagli Stati Uniti o dal Regno Unito. Dove ovvi segnali di malnutrizione non sarebbero un'accusa silenziosa contro l'Arabia Saudita, che blocca la fornitura di cibo, medicine e carburante alle persone che si oppongono all'invasione. Bisogna essere in Siria, non nello Yemen.Sembra che l'MSM abbia un approccio molto selettivo nei confronti delle vittime minorenni della violenza militare, secondo cui molti semplicemente non sono degni di comprensione e copertura mediatica. Una zona cieca copre la Striscia di Gaza, dove i bambini sono stati feriti e uccisi la scorsa settimana da soldati israeliani che presidevano il muro di confine. O la zona orientale ribelle dell'Ucraina, dove i bambini sono stati uccisi dai bombardamenti a dozzine nel 2014, quando le autorità post-golpe a Kiev hanno schierato l'esercito per riportare i ribelli sotto i tacchi. O in qualsiasi altro posto nel mondo, dove la violenza è commessa dal "lato giusto".La cinquantina uccisa al matrimonio yemenita è stata semplicemente aggiunta alle statistiche della guerra, per poi arrivare all'ultima relazione dell'ONU o di Amnesty International. È improbabile che questi 50 morti influenzino la capacità dell'Arabia Saudita di acquistare armi occidentali, di ricevere l'intelligence occidentale per gli attentati o di fare rifornimento di carburante in volo per i bombardamenti.Bisognerebbe chiedersi cosa diventerà quel bambino da grande. 

Alexandre Antonov, RT

Fonte: RT

lunedì 9 aprile 2018

ISRAELE E’ ENTRATA IN “TERMINATOR MODE”

 
Dunque sono stati caccia F-15 di Israele a colpire – con 8 missili – la base aerea siriana  tra Homs e Palmira.  Lo ha confermato  il ministero russo della difesa,  ed è  la prima volta che Mosca accusa Israele.  Secondo la Russia,  degli otto missili, 5 sono stati intercettati dall contraerea  siriana, tre sono caduti  nella parte occidentale della base aerea. Il governo di Damasco parla di “martiri e feriti”, mentre i russi non confermano  i morti.  Gli ebrei avrebbero sparato stando nello spazio aereo libanese.  L’hanno fatto apparentemente all’insaputa degli americani, o almeno al Pentagono, che alle prime notizie ha fatto una dichiarazione ufficiale: “il Dipartimento della Difesa non sta conducendo attacchi aerei in Siria”, ha detto il Pentagono a Reuters in una dichiarazione. “Tuttavia, continuiamo a guardare da vicino la situazione e sostenere gli sforzi diplomatici in corso contro i responsabili che usano armi chimiche, in Siria o in altro modo“.
Notevole come poche ore prima   dell’attacco,  governanti israeliani erano già entrati nel pieno delirio, incitando al sangue gli americani e  lo stato ebraico  allo sterminio, prendendo come scusa  l’inesistente attacco al cloro di Goutha.  “Assad è l’angelo della morte, il   mondo sarà migliore senza  di lui”, così Yoav Galant,  ministro dell’edilizia (ossia il costruttore degli insediamenti illegali) ed ex generale. Gilad Erdan, ministro degli affari strategici,ha incitato gli americani ad aumentare il loro intervento in Siria. Anche Isaac  Herzog, il caspo dell’opposizione (Sic), ha incitato Washington a “attuare azioni militari decisive” contro la Siria.  Una frenesia che rivela la  “narrativa ebraica” nell’inesistente attacco al gas di Goutha, ma rivela, ancor più, il pericoloso stato d’animo a cui l’intero Israele è in preda – governanti e governati. Lo ha  già segnalato con allarme il giornalista Gideon Levy.
A  Gaza, sedici morti ammazzati un giorno, 10 l’altro, migliaia di feriti da colpi d’arma da fuoco. Ma la Goracci – e l’intera Rai –  non piange sulla strage che gli israeliani stanno perpetrando contro i palestinesi di Gaza, da giorni ormai. La Goracci piangeva sui bambini  di Aleppo e di Goutha, facendo i suoi servizi da Istanbul, piuttosto distante dal terreno.  La Rai non l’ha mandata a Gaza.  Ci sono  altri giornalisti a Gaza, di tutt’altro genere, inglesi  ed anche ebrei, che raccontano da testimoni oculari.

Dum-dum contro i manifestanti  inermi

Raccontano tanto che Youtube ha censurato in 28 paesi il  video  in cui Max Blumenthal ha documentato  dal vivo le  violenze dei soldati ebraici: violenze di una crudeltà estrema e deliberata,volta a storpiare ed invalidare per sempre  i sopravvissuti.  Blumenthal  li ha accusati di usare proiettili dum-dum, che si frammentano dentro il corpo  – sono armi vietate anche negli eserciti, e Giuda le usa contro  manifestanti civili. I  comandi israeliani hanno dapprima risposto con un tweet quasi incredibile: “tutto vien condotto in modo accurato e misurato, sappiamo dove finisce ogni singolo proiettile”. Poi hanno cancellato il tweet ed operato tramite lobby per far censurare il video  su YouTube. La ADL (Anti-Defamation League  of B’nai B’rith, storico braccio della lobby israeliana) ha creato due gruppi di sorveglianza  per bloccare  la verità su Israele sterminatrice, lo “Anti-cybergate working group”, contro “i messaggi d’odio sui social“   (li chiama così anche la Boldrini),  e il Programma Trusted Flagged  per sopprimere le notizie sgradite da  YouTube.
https://www.adl.org/news/article/about-adls-work-combating-cyberhate-and-countering-violent-extremists-online
Ovviamente Facebook, appena sono cominciati le manifestazioni a  Gaza,  ha subito cancellato gli account  di quasi tutti i militanti palestinesi in grado di riferire, in inglese o altra lingua occidentale, quel che sta avvenendo. Il governo israeliano ha lodato la buona volontà di Facebook: ha risposto favorevolmente “al 95% delle richieste” di censura negli ultimi quattro mesi.  Lo ha rivelato il giornalista Green Greenwald , che  no,  non è Goracci.
https://theintercept.com/2017/12/30/facebook-says-it-is-deleting-accounts-at-the-direction-of-the-u-s-and-israeli-governments/
Jonathan Cook, giornalista britannico che riferisce da Nazaret, ha elencato “qualche esempio” recente in cui l’esercito israeliano ha coperto i suoi crimini  e le sue crudeltà gratuite con menzogne.  Parla di “un bambino, che era stato orribilmente ferito dai soldati, ed è stato  successivamente  arrestato per indurlo,  terrorizzandolo, a firmare una falsa ammissione che  s’era ferito in un incidente con la bicicletta.   Un uomo sparato a bruciapelo, poi picchiato selvaggiamente da una banda di militari e lasciato morire dissanguato, è stato fatto passare come morto per inalazione di gas lacrimogeno.
Ai primi di marzo, “ufficiali israeliani hanno ammesso   davanti a un tribunale militare che l’esercito aveva picchiato e bloccato un gruppo di giornalisti palestinesi come parte di una politica esplicita di impedire ai reporter di coprire gli abusi commessi dai suoi soldati.
Juliano Mer-Kamis, attore ed attivista, che nonostante le sue origini arabo-cristiane entrò volontario nell’armata israeliana come parà, ha raccontato che negli anni ’70 era stato incaricato di portare “un borsone pieno di armi”  nelle incursioni al campo profughi di Jenin. Quando i soldati uccidevano donne o bambini palestinesi, egli piazzava un’arma presa dal borsone accanto al corpo. Una volta, quando   dei soldati giocando con un lanciarazzi a spalla spararono contro un asino e la dodicenne che lo cavalcava,  a Meir-Khamis fu ordinato di mettere degli esplosivi sui loro resti.
Tutto ciò già avveniva, sottolinea Cook, molto prima che scoppiasse la rivolta di massa e semi-permanente dei palestinesi contro i  loro carcerieri e torturatori, anche risale agli anni ’80.  Fino a pochi anni fa,  prima dei social,  le documentazioni filmate delle atrocità giudaiche contro la popolazione erano  descritte ai giornalisti esteri dal  governo israeliano come “Palliwood”, la Hollywood dei palestinesi. Ora  è un po’ più difficile. Diventa sempre più chiaro il metodico svilupparsi della narrativa ebraica  sulle atrocità. Esempio: ancora ai primi di marzo  Mohammed Tamimi, 15 anni, è stato strappato dal suo letto da un raid notturno dell’esercito israeliano. Perché?   “Nello scorso dicembre, il ragazzino  i soldati israeliani gli avevano sparato al volto durante un’invasione del suo villaggio di Nabi Saleh. I medici gli hanno salvato la vita, ma gli è rimasta una testa deforme e una sezione del cranio mancante”.
Momamed Tamimi, 15 anni. Lo hanno arrestato per fargli firmare che lo ha ridotto così un incidente di bicicletta.
Il glorioso Tsahal voleva far sparire Mohammed che con le sue deformità era diventato un atto d’accusa vivente della loro crudeltà. La cosa  era diventata nota a livello internazionale perché la cugina di Mohamd, la sedicenne Ahed Tamimi, ha schiaffeggiato in diretta video uno dei soldati  che erano entrati in casa sua. Bionda e graziosa,   Ahed è diventata  virale sui social come eroina-bambina della resistenza palestinese. Da qui in poi, la “narrativa ebraica”  s’è imballata.  S’è saputo che Michael Oren, vice-ministro Esteri (ha doppia cittadinanza americana), aveva costituito una commissione segreta   per cercare di dimostrare che Ahed era in realtà un’attrice pagata, come del resto tutta la sua famiglia, per proiettare una cattiva immagine di Sion. Mentre Ahed  è stata sbattuta in galera  – in un tribunale militare –  come “terrorista” e provocatrice, il cugino Mohamed, benché ancora  malato grave, è stato sequestrato, trascinato in cella e sotto posto agli interrogatori terrorizzanti per fargli firmare (!) una confessione che la sua faccia era stata ridotta così non dai fucili d’assalto di Sion, ma perché caduto dalla bicicletta.  Ai genitori è stato negato di vedere il piccolo prigionieri;   anche l’accesso di un avvocato è stato negato. Altri parenti del ragazzino sono stati sequestrati, sempre con l’accusa di terrorismo. Yoav Mordechai, il generale responsabile delle attività (repressive) israeliane nei territori occupati, ha dichiarato ai media israeliani che  le ferite di Muhammad erano “fake news”, parte di una  “cultura della menzogna e dell’istigazione” palestinese. Ciò, nonostante che tutta la documentazione ospedaliera, comprese le scansioni cerebrali, oltre a testimoni oculari, confermino che il ragazzino è stato  colpito al volto da proiettili israeliani. In realtà scrive Cook, “sono centinaia i bambini sulla linea di produzione di incarcerazione israeliana  che  ogni anno devono firmare  confessioni – o patteggiamenti  – come quello fatto firmare a Muhammad, per ottenere riduzioni della pena di carcere; dai tribunali con tassi di condanna quasi del 100%.”.  Similmente, la ripresa  video mandata in onda da CCT h dimostrato la falsità diffusa da Israele sulla morte di  Yasin Saradih, 35 anni, sparato a bruciapelo durante un’invasione di Gerico, poi ferocemente picchiato dai soldati mentre giaceva ferito e lasciato morire dissanguato; avevano detto appunto che era morto per i gas inalati.  Del resto, Amnesty International ha denunciato, non più tardi dello scorso  febbraio, “ che molte delle decine di palestinesi uccisi nel 2017 sembrano essere  stati  vittime di esecuzioni extragiudiziali”.

“Stuprare Ahed!”

EAhed Tamimi?  Presa da casa sua alle 4 del mattino e  ammanettata, è in un carcere militare, viene sottoposta ad interrogatori in cui i  militi   le dicono: “Sei bionda, hai gli occhi azzurri”,con un tono che  ha fatto scrivere alla sua avvocata, Gaby  Lasky,  una nota diretta al Ministero della Giustizia  per avvertire che questo poteva preludere al peggio. Di fatto, l’idea di stuprare la ragazzina corre sui media israeliani suscitando un vero delirio erotico  mescolato  all’odio razziale. Ha cominciato Ben Caspit, importante giornalista israeliano, su JJSNews, che si definisce “il primo sito israeliano in lingua francese in termini di audience”, a buttarla lì. “Quanto alle ragazze di Nabi Salah (il villaggio di Ahed Tamimi), il prezzo dovrebbe essere percepito  in un’altra occasione,  nel buio, senza testimoni né telecamere”.  I commenti  dei lettori, diluviali, coprono tutto il campo delle più estreme fantasie sessuali di cui dispone al narrativa ebraica; per  lo più irriferibili.

Ci limitiamo ad  alcuni, diciamo, i più argomentati: “Il possesso delle donne del nemico vinto è una regola assoluta!” – “Sì, è solo una minima punizione rispetto alle   loro male azioni! Hanno osato   sfidare Tsahal, Sì, violarle!”. “Sono d’accordo con Ben Caspit, bisogna violentarle   senza testimoni e telecamere”. Ciò ha indotto il giornalista Maxime Vivas, che scrive sul  giornale online (comunista…) La Grand Soir, a spulciare altri articoli del “primo sito israeliano in lingua francese”  – ed ha notato l’uso impune di un linguaggio che  sarebbe bollato come antisemita e persino nazista se lo usassero i goy.  “Una shoah per i palestinesi” (Matan Vilnaï,  viceministro per la Difesa, 2008..): ha detto Shoah.  la “Pulizia Etnica dei cittadini   arabi  in Israele  è stata  preconizzata dal ministro Avigdor Liberman,  ha detto proprio etnica”. Il vicesindaco di Gerusalemme  ha  definito i palestinesi “animali” (sappiamo che lo dice il Talmud), il ministro della istruzione Neftali Bennet, a proposito della sedicenne Ahed: “Dovrebbe finire i suoi giorni in  prigione”.
Il tipico, equilibrato senso di giustizia ebraico. Gideon Levy riporta che mentre “i cecchini dell’esercito israeliano  abbattono dei manifestanti come se si trovassero al poligono di tiro, sono salutati dai media e dalle masse con concerti di giubilo. E’ ciò che la nazione chiede, e che sa ottenendo.  Anche se i soldati uccidono centinaia di manifestanti a Gazza, Israele non  farà una  piega”.   Levy giunge a dire che la stessa posizione di Netanyahu si sta rafforzando perché questo massacro  “realizza i loro desideri. Ciò che vogliono, è il sangue e le espulsioni” degli immigrati africani.  “Quelli di Gaza e gli eritrei sono una sola ed unica cosa”; scrive: “dei sub-umani. Non hanno alcun diritto e la loro vita non vale nulla”.  Il titolo di Gideon Levy, solitario eroe della verità,   oggi il giornalista più odiato in Israele, è: “Non è Netanyahu. E’ la nazione”.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-this-is-the-nation-1.5976946
E’ la nazione ebraica che è preda della sua sete di sterminio, di eliminazione fino all’ultimo superstite nemico immaginario.
Come sappiamo, questa  fame di sterminio è   coltivata e raccomandata nella Torah, dall’ordine di cancellare “la memoria di Amalek da sotto il cielo”  (Deuteronomio  25, 19) al Libro di Ester: dove questa concubina di un re persiano lo manipola fino al punto da fargli firmare un editto imperiale che permette agli ebrei – minacciati da un primo ministro inventato, Haman,  prototipo di antisemita –  di far impiccare Haman,e (su richiesta della concubina insaziabile) i suoi dieci figli; gli ebrei “esultano di gioia e poi si abbandonano a un tremendo eccidio nei confronti dei loro nemici, non solo cittadini comuni, ma anche governatori e satrapi delle province: il massacro si scatena a Susa e nelle altre città persiane e travolge anche i dieci figli di Haman, che vengono a loro volta appesi al patibolo. Assuero chiede ad Ester che cosa possa fare ancora per lei, e la donna gli chiede un altro giorno di tempo, affinché le stragi possano proseguire: il terrore di pagani è così grande che molti di essi decidono di convertirsi al giudaismo per il terrore della morte”.  Gli ebrei celebrano la strage  dandosi all’ubriachezza “fino a non distinguere più chi è Haman (il nemico) e chi Mardocheo (il loro eroe sterminatore)”. Insomma tanto da affondare nella sbornia la coscienza.   E’ questa l’origine della festa di Purim: una festa del vino nuovo celebrata da tanti popoli mediterranei, che nell’ebraismo diventa una festa dello sterminio. https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42394
Bisogna riconoscerlo.
Ogni volta che gli ebrei hanno “comandato nel mondo”- per  lo più da dietro, come suggeritori della superpotenza dell’epoca – hanno   esercitato il loro potere  come genocidio.  Dalla persecuzione di Nerone (“gestito” dalla giudaizzante Poppea) che ha  sterminato   migliaia di  cristiani con raffinata crudeltà, fino alla strage di Mamilla  614, quando Gerusalemme fu conquista dai Sassanidi . Costoro  – grati perché gli ebrei di Babilonia   li avevano aiutati a vincere i bizantini – lasciarono che gli ebrei governassero  sulla città (“Regno  ebraico di Gerusalemme”, 6014-619), ed essi come prima azione  del loro ritrovato potere fecero quel che un testimone oculare descrisse così: «Gli ebrei riscattarono i cristiani dalle mani dei soldati persiani, pagando un alto prezzo, e li massacrarono con grande gioia alla Piscina di Mamilla, che si riempì di sangue». Gli ebrei fecero strage di 60.000 cristiani palestinesi solo a Gerusalemme. La popolazione del mondo era allora di circa cinquanta milioni di persone, un centesimo della popolazione attuale.  Nel 1915,  quando i Giovani Turchi (ossia i laicisti cripto-giudei Dunmeh) presero il potere  sull’impero ottomano con un colpo di Stato, organizzarono anzitutto  il genocidio degli armeni, i quali per gli ebrei  (anche quelli “ortodossi”)  erano “Amalek di questa generazione”, da cancellare totalmente:  e furono, in pochi mesi, quasi due milioni di morti. http://www.storiainrete.com/10206/rassegna-stampa-italiana/i-giovani-turchi-la-massoneria-gli-armeni-le-ragioni-dellodio/
Donne armene crocifisse (a Deir Ezzor) durante il governo della giunta Dunmeh.


La rivoluzione bolscevica come instaurazione del “paradiso il terra” giudaico è stata completamente lumeggiata ad Solgenitsin (Due secoli insieme) e da Gianantonio Valli (Giudeobolscevismo):  ebrei erano i capi bolscevichi,  nella polizia politica entrarono mezzo milione di ebrei, ebrei furono i grandi gestori dei campi di concentramento. Il risultato fu quello che  “dell’impresa bolscevica non resta e non resterà altro che un  immenso mucchio di cadaveri torturati, l creazione inaugurale del totalitarismo,il pervertimento del movimento operaio internazionale, la distruzione del linguaggio  e la proliferazione nel pianeta di una quantità di regimi di schiavitù sanguinaria” (Cornelius Castoriadis)
Giudeobolscevismo
Opere del regime giudeo-bolscevico.

sabato 7 aprile 2018

SIRIA - Ci è passato l’anglo-sionismo

SIRIA

ONORE A YASSER MURTAJA! MARTIRE DELLA VERITA' E DEL GIORNALISMO, ASSASSINATO DA ISRAHELL!

Yasser Murtaja era un reporter dell'Agenzia Al-Ayn (L'Occhio), un gruppo di coraggiosissimi giornalisti della Striscia di Gaza.

Come aveva già fatto la settimana scorsa, si era recato a documentare il secondo venerdì di manifestazioni della popolazione del ghetto assediato da israhell, sapendo benissimo quel che avrebbe rischiato.

Mentre si trovava vicino a Khuza'a, nel Sud della Striscia, é stato colpito da un cecchino sionista.
Ovviamente non stava "tirando sassi" né "bruciando copertoni" (come se queste cose giustificassero l'omicidio a sangue freddo).

E' morto poche ore dopo.

Yasser Murtaja voleva che il pubblico conoscesse il più precisamente possibile le atrocità di Tel Aviv e fedele alla sua missione fino all'estremo l'ha adempiuta fino a dare la vita proprio a causa di quelle atrocità.

Egli é un martire dell'informazione e costituisce un esempio di cui chiunque si occupi di comunicazione e giornalismo non potrà non considerare come modello e fonte di ispirazione.
PERCHE' NESSUN CONTROLLO SIONISTA DEI MASS MEDIA PUO' SOFFOCARE LA VERITA', la Verità a cui anche chi scrive ha deciso di consacrare la propria vita e la propria opera.

lunedì 2 aprile 2018

Il Presidente libanese Michel Aoun: "Il giogo sionista sui luoghi santi cristiani offende e soffoca il loro valore spirituale!"


Il Presidente Michel Aoun
, in un messaggio augurale inviato ai Cristiani che festeggiano oggi la Pasqua ha espresso la speranza che, come il Cristo si é sacrificato per salvare l'Umanità e poi é Risorto, nel prossimo futuro si potrà assistere alla salvezza e alla resurrezione del Libano.

"Celebrando la vittoria di Cristo sulla morte, ci permettiamo di augurare una resurrezione anche per la nostra patria", ha articolato l'Ex-generale visitando il Cardinale Al-Rai a Bkirki.

Ma Aoun ha anche accennato alle sofferenze dei Cristiani di Palestina, aggiungendo:


Il controllo sionista dei siti sacri cristiani a Gerusalemme offende e soffoca lo spirito che dovrebbe emanarsi da essi verso tutti i Cristiani del mondo; speriamo che la Chiesa del Santo Sepolcro non debba ancora troppo a lungo soffrire questo giogo umiliante".

A Latakia la popolazione cristiana festeggia la Pasqua in lietezza e tranquillità! Auguri a tutti i Siriani!

Un'altra Pasqua é arrivata.

Per Latakia (Laodicea) é stata un'altra Pasqua di pace e tranquillità, in cui la consistente popolazione cristiana ha potuto celebrare i riti, ritrovarsi con parenti e amici, godendo del calore degli affetti e della lietezza dell'occasione grazie alla sicurezza fornita dalle forze dell'Esercito Arabo Siriano e dalle agenzie d'intelligence del Governo.

Questa Pasqua é particolare perché dal 2011 mai una percentuale tanto grande di territorio siriano è stata sotto il controllo del Governo legittimo.

Siamo infatti all'87 per cento.

Fidiamo, che, per la Pasqua 2019, la percentuale sarà arrivata al 100.

AUGURI A TUTTI I SIRIANI!

IL PROBLEMA NON È EUGENIO SCALFARI MA L’UOMO JORGE MARIO BERGOGLIO CARENTE DI PRUDENZA ED EQUILIBRIO MENTALE, CHE PERÒ POTRÀ ESSERE UGUALMENTE UN PREZIOSO STRUMENTO DELLA GRAZIA DI DIO

Tra le varie manifestazioni di grave imprudenza del Sommo Pontefice Francesco I v’è anche l’ostinazione senile a perseverare testardamente ad interloquire con un soggetto pericoloso come Eugenio Scalfari, costringendo poi gli organi ufficiali della Santa Sede a fare la pubblica figura degli utili idioti quando non potendo essi affermare che la Chiesa oggi è in mano ad un perfetto imprudente ed incosciente, si arrampicano sugli specchi per spiegare che l’interlocutore non ha ben compreso, o che quell’incontro era solo un colloquio privato e non un’intervista. Ebbene domando, Signori degli organi ufficiali della Santa Sede: ritenete — beninteso è solo un esempio accademico! —, che dinanzi ad un monarca più pazzo di Re Giorgio III di Hannover, la cosa migliore da farsi sia forse quella di prendere in giro il popolo spiegando ad esso che sono gli altri ad avere equivocato, mentre questi si presentava saltellando vestito della sola camicia da notte bianca nella sala del trono a ricevere i più alti dignitari della Camera dei Lords in visita ufficiale?
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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo
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amicizie pericolose …
Liutprando vescovo di Cremona, agli inizi del X secolo, nel suo De rebus gestis Ottonis Magnis Imperatori, riporta una frase attribuita a questo famoso monarca che sul giovane Pontefice Giovanni XII [Roma 937 – Roma 964], eletto al sacro soglio nell’anno 955 all’età di appena diciotto anni, ebbe a dire:
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«Puer inquid, est, facile bonorum immutabitur exemplo virorum, che tradotto significa: «Il Papa è ancora un ragazzo e si modererà solo con l’esempio di uomini nobili» [testo originale leggibile QUI]
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Da allora ad oggi sono trascorsi più di mille anni, ma ogni tanto la storia riserva delle strane sorprese, ed in modi diversi nella forma, simili però nella sostanza delle diverse persone, purtroppo si ripete. E, come ci insegna la sapienza greca, se l’epico inizio è stato segnato dalla nobile tragedia, la fine — o come nel nostro caso ecclesiale ed ecclesiastico la decadenza irreversibile — è segnata invece da quella satira che tutto quanto annega nel ridicolo. Detto questo preciso: chiunque intenda dissentire da questo dato di fatto, non se le prenda con me, ma con la storia greca, i greci e la loro letteratura. Io mi sono limitato soltanto a riportare un dato di fatto che nessuno studioso che sia veramente competente e serio può in alcun modo negare e smentire.
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Così, nella satira in cui ormai siamo sprofondati, siamo stati scossi proprio all’inizio del Triduo Pasquale  dalle parole pubblicate dal fondatore del quotidiano La Repubblica, che ha attribuito al Sommo Pontefice Francesco I delle espressioni che toccano il cuore stesso del mistero della salvezza:
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«Santità» ― domanda Eugenio Scalfari ― «nel nostro precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?». A questa domanda il Sommo Pontefice avrebbe risposto: «Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici» [vedere testo, QUI, QUI].
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Pure il più superficiale conoscitore del Catechismo della Chiesa Cattolica capisce che in questa risposta sono racchiuse gravi eresie non formali ma sostanziali. Poco dopo la diffusione del testo — con tutto ciò che questa notizia ha comportato e scatenato nella giornata del Giovedì Santo — giunge la smentita della Santa Sede:
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«Il Santo Padre Francesco ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista. Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre» [ testo ufficiale QUI].
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Caravaggio: flagellazione di Cristo alla colonna nel pretorio di Pilato
Pacifico il fatto che la toppa è peggio dello strappo, dato che l’ennesima sberla è giunta comunque sulla faccia dei Christi fideles all’inizio del Triduo Pasquale, mentre il Sommo Pontefice è impegnato in quello che ― e lo dico senza irriverenza ― potremmo definire come il teatrino ideologico bergogliano meglio noto come la sciacquata dei piedi in carcere, fatta indistintamente a uomini e donne, cristiani e non cristiani. Su questo teatrino non intendo ripetermi, ne ho già scritto in passato ed in toni tutt’altro che ironici [vedere articolo QUI]. Basti infatti ricordare che in questo giorno santo, noi presbiteri, festeggiamo la istituzione del Sacerdozio e della Santissima Eucaristia; anche se questo giorno è stato ormai mutato dal Pontefice regnante nel tripudio bergogliano della pedicure al carcerato.
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Reputo purtroppo inutile ricordare al Sommo Pontefice ― che come scrissi di recente non è neppure una psicologia provinciale, poiché appartenente a quella sotto-categoria del provincialismo che è il quartieralismo [vedere articolo QUI] ― che questo gesto contenuto nel Vangelo del Beato Apostolo Giovanni acclamato proprio nella Missa in Coena Domini [cf. Gv 13, 1-15], dal Cristo Signore è compiuto sugli Apostoli scelti come Sacerdoti della Nuova Alleanza e come ministri dispensatori e custodi della Santissima Eucaristia.
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Caravaggio: Cristo coronato di spine
E mentre pel gaudio dei membri del Partito Radicale, nella logica dei quali non sussiste il concetto “povere vittime dei reati”, bensì “poveri carcerati che i reati li hanno commessi” — il tutto secondo la stessa diabolica logica del “povere donne che hanno abortito”, mai invece “poveri bambini uccisi dalle loro madri con l’aborto” —, il Sommo Pontefice ha di nuovo ignorato che nella sua stessa Diocesi di Roma vi sono Vescovi e Presbìteri anziani, infermi e gravemente ammalati, che hanno trascorso le loro esistenze a servire la Chiesa di Cristo e ad essere fedeli dispensatori dei Sacramenti di grazia. Alcuni sono ricoverati in ospedale, altri vivono in strutture clinico-geriatriche perché non più autosufficienti e per questo bisognosi di essere assistiti anche per recarsi semplicemente ai servizi igienici, ammesso vi si possano recare e che non debbano invece espletare i propri bisogni corporali a letto, con l’assistenza che ciò richiede e con tutto il senso di disagio e di umiliazione che questo comporta per qualsiasi essere umano. In ogni caso, ciò che solo importa è che il Sommo Pontefice — che da subito s’è dichiarato proveniente dall’altra parte del mondo e che dopo questo annuncio non ha tardato a cominciare a far cose dell’altro mondo —, vada a sciacquare i piedi a dei giovanottoni in perfetta salute fisica che in carcere non si trovano per ingiustizia, ma perché hanno commesso crimini di vario genere; perché hanno usato violenza verso altri esseri umani, hanno derubato persone dedite all’onesto lavoro, comprese persone che stentano a far giungere le proprie famiglie alla fine del mese, hanno spacciato droga, hanno sfruttato la prostituzione, hanno commesso stupri e via dicendo, ed il tutto, beninteso, con buona pace dei membri del Partito Radicale che inneggiano al ”povero carcerato” ed altrettanta buona pace del Pontefice regnante che va a sciacquare i piedi a questi angeli di Dio.
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A tutti noi il Sommo Pontefice dovrebbe insegnare che Cristo Signore ci esorta dicendo: «ero carcerato e mi avete visitato» [cf. Mt 25, 36]. Cristo Signore non afferma affatto: «ero carcerato e mi avete lavato i piedi», perché i piedi, Cristo Dio, li ha lavati solo agli Apostoli da Lui scelti e da Lui consacrati Sacerdoti della Nuova Alleanza, tutto il resto è da considerare solo una sorta di moderno Vangelo apocrifo che potremmo ragionevolmente titolare “Il Vangelo secondo Jorge Mario Bergoglio”.
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Caravaggio: particolare dei piedi nell’opera Madonna dei pellegrini
È per ciò legittimo chiedersi come mai, il Giovedì Santo, il Pontefice giunto dall’altra parte del mondo che pare anelare a far cose dell’altro mondo, per dare esempio di umiltà e di quello spirito di servizio al quale ci esorta Cristo Signore lavando Egli per primo i piedi ai suoi discepoli ― e si noti, ai suoi discepoli, non ai carcerati né alle puttane di Gerusalemme ―, non si rechi invece presso qualche centro di geriatria a porgere il pappagallo per le orine o la padella per defecare a qualche santo Vescovo e Sacerdote infermo che ha trascorso tutta la propria vita a servire Cristo e la sua Chiesa, non certo a rubare, a stuprare, a lucrare sulla prostituzione ed a spacciare droga come gli angeli di Dio resi oggetto della liturgia bergogliana dello sciacquo annuale dei piedi. Detto questo aggiungo: l’uomo Jorge Mario Bergoglio, giunto dall’altra parte del mondo e di fatto cimentato da cinque anni a far cose dell’altro mondo, alla propria coscienza di uomo e di Successore del Principe degli Apostoli dovrebbe rivolge questa domanda: mentre lui trovava tempo e forse anche diletto a ricevere Eugenio Scalfari, dispensando ad esso un tempo prezioso che da Dio è stato concesso alla Santità di Nostro Signore Gesù Cristo il Sommo Pontefice Francesco I per ben altri scopi e alte missioni, quante volte è stato informato che Vescovi e Sacerdoti, inclusi diversi di sua diretta e stretta conoscenza, erano ricoverati in ospedale, erano stati sottoposti a grandi ed invasivi interventi chirurgici, o che si trovavano in degenza presso i vari centri di riabilitazione e via dicendo a seguire? E quante volte, la Santità di Nostro Signore Gesù Cristo il Sommo Pontefice Francesco I, sebbene informato, si è ben guardato dal prendere il telefono ― del quale da sempre fa ampio uso e abuso ― per rivolgere a costoro un augurio ed un segno di apostolica vicinanza, proprio come fece chiamando persino due figli di Lucifero del calibro di Marco Pannella ed Emma Bonino, invitandoli diversamente a «tenere duro», sebbene non si sappia su che cosa il padre e la madre dell’aborto, dell’eutanasia, delle sperimentazioni genetiche, dell’omosessualismo, del matrimonio tra coppie delle stesso sesso e dei bambini dati ad esse in adozione o dalle stesse acquistati da uteri in affitto, avrebbero dovuto e dovrebbero seguitare a «tenere duro»? [cf. QUI, QUI].
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Caravaggio: il bacio di Giuda
Il tutto a riprova che per la prima volta nella storia ci troviamo a fare i conti con un legittimo Successore di Pietro che rischia di entusiasmare tutti i peggiori nemici di sempre della Chiesa e del Cattolicesimo, salvo creare sconcerto e smarrimento nei Christi fideles, mentre Eugenio Scalfari ― e non solo lui ―, inneggia al Papa rivoluzionario, in coro con quell’altra brutta persona di Antonio Spadaro, che fa da controcanto inneggiando al «leader rivoluzionario» [cf. QUI], entrambi ignari che il concetto di «rivoluzione» e «rivoluzionario» non è applicabile alla Chiesa ed al papato. Farlo comporterebbe infatti confinare la Chiesa per un verso, il papato per altro verso, entro schemi e riduttive logiche socio-politiche tutte quante mondane, legate ad un presente fondato sul tutto e subito e non teso verso alcuna prospettiva escatologica. E fu proprio questo duemila anni fa l’errore di certi giudei, che nel Cristo intendevano vedere quel “rivoluzionario” che li avrebbe liberati dal dominio romano, mentre ben più alta era la sua missione: liberarli dal peccato, sino a divenire l’Agnello di Dio che lava il peccato dal mondo [cf. Gv 1, 29-34]. Tra questi, uno che nel Cristo vedeva un leader di tal fatta, un rivoluzionario, un capo popolo liberatore, ma rimanendo molto deluso nel capire quanto Egli non fosse né intendesse esser tale, era un personaggio noto come Giuda Iscariota, una sorta di socio-politologo alla Antonio Spadaro di venti secoli fa, il quale perlomeno, dopo avere tradito il Divino Maestro, non si mise a lanciare tweet sconclusionati e interviste che sovvertono i principi basilari della ecclesiologia. Infatti, Giuda Iscariota, con un gesto per così dire “coerente” e drammatico s’impiccò, cosa che avvenne perché egli era un giudeo a suo modo “coerente” con la propria totale chiusura alle azioni di grazia del Cristo, non era un gesuita trasformista sulla cresta dell’onda del momento, convinto che questo momento non passerà mai, perché la cosiddetta «rivoluzione» si baserebbe a dire di costoro su dei «mutamenti epocali irreversibili». Ricordiamo infatti al povero Spadaro — ma di passaggio anche al Preposito generale della Compagnia di Gesù Padre Arturo Sosa, dichiaratosi più volte amenamente affetto da orticaria dinanzi alle rigidezze della dottrina — che irreversibili, nella Chiesa di Cristo, sono solo quei dogmi della fede che oggi taluni Giuda vorrebbero reversibili per meglio imporre i propri dogmi umani, talvolta anche apertamente diabolici. Tutto questo in nome della loro celebrata e sfacciatamente dichiarata irreversibilità, costruita su un momento presente che non deve passare, perché è il tutto e subito che a loro interessa, non le cose ultime ed eterne. E queste, a ben pensarci, sono le forme e le espressioni dell’ateismo peggiore: l’ateismo ecclesiastico.
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Della personalità del Sommo Pontefice Francesco I, ad inquietarmi è quella sua grave mancanza di prudenza che solo i ciechi ed acritici sostenitori della giustezza e della opportunità di ogni suo pur minimo sospiro, non vogliono proprio e in alcun modo vedere; così come, per altri motivi più gravi assai, non vogliono vederla i cortigiani ruffiani anelanti all’agognato scatto di carriera, per giungere al quale oggi si sono ammantati di poveri, di povertà, di profughi e di periferie esistenziali. E, tra le varie manifestazioni di grave imprudenza del Sommo Pontefice Francesco I v’è anche l’ostinazione senile a perseverare testardamente ad interloquire con un soggetto pericoloso come Eugenio Scalfari, costringendo poi gli organi ufficiali della Santa Sede a fare la pubblica figura degli utili idioti quando non potendo essi affermare che la Chiesa oggi è in mano ad un perfetto imprudente, si arrampicano sugli specchi per spiegare che l’interlocutore non ha ben compreso, o che quell’incontro era solo un colloquio privato e non un’intervista. Ebbene domando ai Signori degli organi ufficiali della Santa Sede: ritenete — beninteso è solo un esempio accademico! —, che dinanzi ad un monarca più pazzo di Re Giorgio III di Hannover [cf. QUI], la cosa migliore da farsi sia forse quella di prendere in giro il popolo e di trattarlo come un insieme di perfetti cretini ai quali spiegare che sono solo gli altri ad avere equivocato, mentre Sua Maestà si presentava saltellando vestito della sola camicia da notte bianca nella sala del trono a ricevere i più alti dignitari della Camera dei Lords giunti in visita ufficiale? Voi lo capite, Signori degli organi ufficiali della Santa Sede, che siffatta corsa di Giorgio III nella sala del trono in camicia da notte, è cosa meno folle e soprattutto meno imprudente rispetto alla testarda ostinazione da parte del Pontefice regnante a voler in tutti i modi interloquire con un soggetto come Eugenio Scalfari?
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Caravaggio: il rinnegamento di Pietro
Partiamo allora da San Tommaso d’Aquino, tramite il quale possiamo apprendere quanto la prudenza abbia una sua precisa collocazione che procede attraverso una definizione altrettanto precisa: «Prudentia est auriga virtutum» [Summa Th. I-II, q.58 a.5]. La prudenza è il carro che traina tutte le altre virtù cardinali [cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1806], è la genitrix virtutum, la guida e la madre di tutte quante le virtù morali, in assenza della quale nessuna di queste virtù possono giungere a quel loro atto formale e sostanziale che è il retto comportamento virtuoso. Non è affatto sufficiente il desiderio di voler essere giusti e temperanti, perché occorre cogliere e poi seguire quella linea di condotta mediante la quale  si realizzano e si concretano la giustizia o la temperanza. Senza questa azione, che è propria della prudenza intesa come auriga virtutum e genitrix virtutum, le altre virtù rimarrebbero solamente lettera morta, perché non potrebbero esprimersi, non avrebbero proprio come esprimersi, quindi non giungerebbero mai a consolidarsi nella persona rendendola veramente e autenticamente virtuosa, meno che mai giusta.
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Alla scuola dell’Aquinate apprendiamo così che la prudenza non è soltanto la prima tra le virtù cardinali, perché essa, le altre virtù, le guida tutte, in quanto «ratio connectionis virtutum moralium». Dunque la virtù della prudenza possiede questa autonomia dell’ordine morale naturale. In entrambi gli ordini vi è una virtù connettente, cioè una virtù che connette tutte le altre, dà la forma — per così dire — alle altre virtù. E l’Aquinate dice ancora che nelle vicende che riguardano l’operare, in operationibus, o l’agire, in agilibibus, la forma si prende o si desume dal fine. Perciò quella virtù che più da vicino dispone al fine ultimo dell’esistenza umana, è la virtù che dà la forma alle altre virtù e le connette tra loro [su prudenza e connessione, cf. Tomas Tyn, O.P. Lezioni sulla Prudenza, Bologna, 1988].
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Caravaggio: Ecce Homo
L’uomo privo di ragionevolezza si comporta pertanto in modo eccessivo, indugiando alla umoralità ed alla irrazionalità. E, indugiando in questi eccessi, l’uomo privo di ragionevolezza non riesce a moderarsi e ad adeguarsi alla misura ed al reale, sino a cadere per inevitabile e logica conseguenza nello squilibrio e nel surreale, perché l’uomo irragionevole è sempre e di per sé un uomo privo di misura, scisso dalla realtà e quindi povero o privo di equilibrio. Sinceramente, analizzando la personalità ed i fatti, temo che l’uomo Jorge Mario Bergoglio sia carente di equilibrio e che — come ebbi a scrivere oltre un anno fa — «i veri “dubia” sono quelli circa la sua lucidità mentale, però nessuno lo dice» [cf. QUI]. E nessuno lo dice, tra l’esercito di pavidi clericali che imperversa oggi nella Chiesa, pur se i fatti dimostrano che egli crea divisioni spesso anche gravi e drammatiche, non offre al Popolo di Dio certezze ma dubbi, alla chiarezza richiesta dal linguaggio dottrinale preferisce anteporre espressioni ambigue interpretabili a doppio senso, generando in tal modo sbandamento nei Vescovi, nei Presbiteri e nel corpo dei Christi fideles. Accarezza i lupi rapaci, solidarizza e mostra grandi aperture verso le pecore disperse nelle praterie delle eresie luterane, salvo prender poi a bastonate le pecore fedeli rimaste dentro il cattolico ovile. È capace a dire in modo deciso e chiaro “si” o “no”, solo quando si tratta di quegli elementi che vanno ormai letti nell’ambito delle sue nevrosi ossessive: profughi, migranti, poveri ideologici ed ecologia, mentre su tutto l’altro resto, incluse delle norme basate su verità di fede, impera il “forse” e alla fine il peggiore e più devastante “fate voi”. Ha mostrato verso il mondo islamico un ossequio a dir poco improvvido, ha ripetutamente definito l’Islam come religione di pace e di amore, ignorando totalmente, in modo pericolosamente acritico, ch’esso nasce e prende vita da un complesso assembramento di messaggi mescolati assieme da un falso profeta, ed ignora altresì che proprio in virtù dei non pochi figli violenti e assassini che prendono le mosse da questa religione di pace e di amore, tutti i dintorni della Città del Vaticano sono blindati per evitare attacchi terroristici. Ignora altresì che la storica Via della Conciliazione, ininterrottamente aperta dal 1929 sino ai giorni recenti, è stata chiusa al traffico con colonnine di cemento e ringhiere di ferro poste al suo inizio per evitare che qualche fondamentalista islamico, in nome della pace e dell’amore, s’intende, si lanciasse con un mezzo imbottito di cariche esplosive in direzione della Piazza San Pietro in mezzo alla gente, o meglio tra gli infedeli. Ora, siccome i fatti non passibili di facile smentita sono questi, mi domando: come possiamo parlare di costui come di un uomo prudente ed equilibrato? Non parliamo poi dell’uomo di governo che mostra ormai da anni di essere capace a scegliere una appresso all’altra delle figure molto dannose alla Chiesa, imponendo soggetti che però fanno parte del suo cosiddetto «cerchio magico», o che sono riusciti a godere delle sue simpatie prive di prudenza e soprattutto di quel senso del governo illuminato dalla grazia dello Spirito Santo in virtù del quale, ormai da anni, l’uomo Jorge Mario Bergoglio avrebbe dovuto cessare di essere tale per essere solo ed unicamente il Sommo Pontefice Francesco I, fedele servum servorum Dei.
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Vogliamo usare in tal senso un paradigma anch’esso non passibile di facile smentita, per chiarire in qual misura questo Pietro non abbia mai abbandonato il proprio essere stato in precedenza Simone? Presto detto: il Pontefice regnante, ignorando o forse fingendo d’ignorare che egli è, tra le varie cose, anche Sovrano Capo di uno Stato che col proprio chilometro quadrato di territorio garantisce la preziosa indipendenza del Romano Pontefice da qualsiasi potere politico secolare, nel 2014 ci dona una delle sue splendide perle rinnovando — ovviamente sotto i riflettori e con tanto di foto pubblicate e diffuse [cf. QUI] — il passaporto della Repubblica Argentina (!?) [cf. vedere QUI]. Benediciamo quindi Dio se alle ultime elezioni, il cittadino Jorge Mario Bergoglio, all’anagrafe Sommo Pontefice e Vescovo di Roma di professione, non si sia recato nel proprio Paese di origine a votare per le elezioni presidenziali. E, detto questo, credo sia detto più o meno tutto, a partire dal mio inciso iniziale di apertura: dall’epica tragedia, quando si scivola nella decadenza, si finisce sempre nella farsa della satira grottesca. E, sinceramente, noi ecclesiastici abbiamo ormai superato le pagine più esilaranti degli antichi satiri romani. Ma, come tutti i buffoni, siamo tali e ce ne vantiamo. E, più tentiamo di prenderci sul serio, più il pubblico ride di noi, perché da sempre, a partire dall’antico teatro, nulla è più comico e grottesco del buffone che si prende parecchio sul serio. Il problema però è che se il pubblico esterno ride divertito, i figli del buffone invece piangono; e piangono di dolore, nel vedere il proprio amato e venerato padre cimentarsi in siffatte e imprudenti buffonate, attraverso le quali sarà infine affidato al severo giudizio della storia, oltre a quello forse ancòr più severo di Dio. Ecco perché l’uomo Jorge Mario Bergoglio suscita imbarazzo nei fedeli ma è esaltato dal mondo non cattolico e da tutti i peggiori nemici di sempre della Chiesa: perché ci sta facendo sprofondare nella satira. Non è vero che egli ha spogliata la Chiesa dei suoi cosiddetti «orpelli principeschi rinascimentali», l’ha spogliata giorno dietro giorno di divina dignità.
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Caravaggio: deposizione di Cristo dalla Croce
Io che sono privo di ogni velleità di carriera ecclesiastica e che al contrario del fitto esercito degli ecclesiastici vigliacchi che tacciono “prudenti” in attesa di tempi migliori ― al sorgere dei quali verranno alla luce per tentare poi il gran salto sul carro del nuovo condottiero, nella speranza di poter lucrare da lui ogni miglior beneficio e prebenda ―, mai cesserò di dolermi di costoro che, con raro cinismo, dando ormai per finito questo pontificato e attendendo pazienti la morte del Sommo Pontefice, non si rendono conto, sia quanti aspirano al futuro episcopato sia quanti aspirano al futuro cardinalato, che giorno dietro giorno, i danni recati alla Chiesa, sono sempre più gravi. E, se tutto andrà bene, più andremo avanti in questo stato degenerativo, più occorrerà tempo per riparare solo parzialmente questi danni, con un rapporto di proporzione più o meno di questo genere: a fronte di cinque anni di pontificato rovinoso che sono però il risultato di cinquant’anni a monte di devastante rovina sul piano dottrinale, liturgico ed ecclesiale, occorreranno cinquecento anni per porre rimedio a questi danni di cui l’uomo Jorge Mario Bergoglio non è affatto la causa, ma solo la conseguenza ultima. Purtroppo, gli irriducibili aspiranti alle luci della ribalta, di tutto questo non tengono conto, perché sono seriamente e stoltamente convinti che basterà il prossimo conclave per chiudere quello che loro definiscono con raro cinismo come un semplice “incidente di percorso”, quindi voltare immediatamente pagina come se nulla fosse, ed in grande stile. Questi sono i veri e diabolici distruttori della Chiesa, non certo quel povero uomo imprudente di Jorge Mario Bergoglio, che di tutti i decenni di pregressi danni compiuti, è soltanto la prima vittima, o come ebbi a scrivere in un recente passato usando un’immagine allegorica: egli è solo l’ultimo dei clienti giunto nel ristorante e che appena varcata la soglia è stato aggredito dai camerieri che hanno preteso da lui il pagamento dei conti di tutti coloro che prima di lui avevano pranzato e cenato senza però pagare, ma lasciando fior di conti sospesi. 
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Caravaggio: Maria Maddalena addolorata
Dalle Quattro Virtù Cardinali è necessario passare alle tre virtù teologali, delle quali spesso ho avuto modo di parlare nel corso di questi ultimi cinque anni, ricordando che sebbene la più importante di esse è la carità, come ci insegna il Beato Apostolo Paolo [cf. I Cor, 13], al centro di esse, tra la fede e la carità, c’è la speranza, compito della quale, a mio parere, è di unire e amalgamare le altre due grandi virtù. È quindi nell’ottica della speranza che bisogna leggere questo pontificato, attraverso il quale sembra che la Chiesa di Cristo viva paralizzata in un sempiterno Venerdì Santo. Questo Pontefice e questo pontificato hanno una loro grande utilità nella economia della salvezza, non sappiamo ancora quale, Però sono certo che un giorno, forse neppure lontano, capiremo che persino attraverso la umoralità e la palese imprudenza di questo Sommo Pontefice che si palesa privo di equilibrio, Dio ha colmata la sua Chiesa di grazie, l’ha purificata e messa nella condizione di rinnovarsi per davvero.
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Nulla di questo possono però capire coloro che vivono alla giornata, paralizzati nel presente, privi di quella grande prospettiva escatologica futura che è la speranza, quella teologale virtù che lega assieme la fede e la carità; e che infine ci salva, persino dopo essere sprofondati nella satira, tra scimmie che giocano a fare le regine e buffoni di corte che si credono degli autentici dottori della Chiesa, o meglio … della “nuova Chiesa” nata da “rivoluzioni irreversibili”.
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"Storia maledetta degli ebrei in Russia" di Solzhenitsyn: recensione


  • "Gli ebrei accumulavano ricchezza collaborando tra loro (pagina 31)."
     
  • "Essi facevano profitti prendendo il grano dei contadini al punto di impoverirli (e causare carestia), trasformandolo in acquavite, e quindi incoraggiando l'ubriachezza (vedi 21, 24)."
  • "Gli ebrei costringevano i contadini a indebitarsi per tutta la vita e a rovinarsi in povertà richiedendo il pagamento dei liquori in bestiame e attrezzature (pagina 31)."

Jan Peczkis

La traduzione del libro di Solzhenitsyn sembra sia stata fatta senza il permesso della sua famiglia, e questo potrebbe essere il motivo per il quale questa lunga e dettagliata recensione non è più disponibile sulla pagina del libro di Amazon.com, dove era apparsa in origine.

Il libro potrebbe scomparire del tutto da Amazon [e infatti ad oggi è scomparso], quindi se si desidera averne una copia Kindle, occorre farlo ora ora [su Amazon non c'è più]. Altrimenti è possibile reperirlo presso altre fonti su internet.

Gli ebrei hanno avuto un'influenza enorme sui media inglesi e americani all'inizio del secolo, e la raffigurazione qui sopra è ciò che è stato raccontato alla maggior parte delle persone in America e nel Regno Unito sugli ebrei russi.
Il traduttore, Columbus Falco, descrive così la censura su questo libro quando è apparso nel 2002:

     "Pubblicato originalmente in russo nel 2002, il libro è stato accolto con una tempesta di rabbia e denunce da parte del mondo letterario e dei media, dagli ebrei e dalla quasi totaltà dell'intellighenzia dell'ordine stabilito in Occidente...

     Sforzi enormi sono stati compiuti dalle autorità russe e anche dalla struttura del potere democratico liberale occidentale per ignorare "200 ANNI INSIEME", per sopprimerlo il più possibile e soprattutto per prevenire e interdire la traduzione del libro nelle lingue straniere, soprattutto in inglese, che è diventata sostanzialmente la lingua mondiale della nostra epoca...

     A quella data, le autorità russe rifiutarono il consenso alla pubblicazione di qualsiasi traduzione ufficiale in inglese del libro "(p.2).

CARATTERISTICHE DEL MAGNUM OPUS DI SOLZHENITSYN: ebbene, cosa c'è di così indecente in questo libro?

La maggior parte di esso consiste in informazioni insignificanti che possono essere trovate in testi standard non censurati. [Per i dettagli, vedere i commenti.]

D'accordo o meno con l'autore Solzhenitsyn, si deve riconoscere il fatto che non sia di poco peso. Solzhenitsyn entra in un considerevole dettaglio su molte epoche storiche diverse e chiaramente ha una profonda conoscenza dei problemi che solleva. Il suo approccio è equilibrato. Egli è solidale con gli ebrei ma anche critico nei loro confronti.

La seconda cosa evidententemente non piace a molti, perché non è conforme alla narrativa giudeocentrica standard, in cui gli ebrei sono solo vittime e non possono agire in modo sbagliato. Peggio ancora, qui un famoso scrittore sta portando alla luce informazioni a volte poco lusinghiere sugli ebrei, e questo è minaccioso. Da qui la censura.

EBREI NELLA RUSSIA ZARISTA DEL XIX SECOLO

Lungi dal vivere oppressi, gli ebrei russi non solo avevano più libertà dei servi, ma anche più dei mercanti e dei commercianti russi. (pp. 16-17), e questo fu vero anche per tempi più recenti. (pagina 45). Subito dopo le suddivisioni della Polonia, Derzhavin visitò le zone e riferì sugli ebrei  nella società feudale del tempo. La nobiltà polacca aveva affidato la gestione dei propri possedimenti agli ebrei (pagina 21), e gli ebrei si erano impegnati in condotte che portarono loro profitti a breve termine e antagonismi a lungo termine.

Consideriamo il PROPINACJA (questo era il diritto borghese di produrre alcolici). Gli ebrei accumulavano ricchezza collaborando tra di loro. (pagina 31). Facevano profitti prendendo il grano dei contadini al punto di impoverirli (e causare carestia), trasformandolo in acquavite e quindi incoraggiando l'ubriachezza. (p 21, 24). Gli ebrei costringevano i contadini a indebitarsi per tutta la vita e li schiacciavano nella povertà richiedendo il pagamento per gli alcolici, in bestiame e attrezzature. (pagina 31).

In aggiunta, questa situazione era protetta da un sistema di corruzione. Così, i magnati polacchi erano dalla parte di chi si appropriava della ricchezza spremuta dagli ebrei ai contadini, e, senza gli ebrei e la loro inventiva, questo sistema di sfruttamento non avrebbe potuto funzionare e sarebbe finito. (p 22). Solzhenitsyn aggiunge che "...la classe economica ebraica trasse enormi benefici dall'impotenza, dallo spreco e dall'incapacità dei proprietari terrieri..." (pagina 54).

Gli ebrei continuavano a muoversi intorno per impedire un conteggio accurato dei loro numeri, al fine di eludere le tasse. (pagina 25). Una delegazione di ebrei si recò a San Pietroburgo per cercare di corrompere i funzionari russi al fine di sopprimere il rapporto di Derzhavin. (pagina 28). Nel 1824, lo zar Alessandro I notò che gli ebrei stavano corrompendo gli abitanti locali a scapito del tesoro e degli investitori privati. (pagina 32).

Gli ebrei non erano costretti a occupazioni "parassitarie": le sceglievano. (pagina 31). Verso la fine del diciannovesimo secolo (il tempo dei pogrom), la rabbia russa cominciava a ribollire, concentrandosi su cose come gli ebrei che non facevano il loro pane, i massicci sovrapprezzi e profitti, arricchendosi mentre impoverivano il contadino e prendendo il controllo di foreste, terre e taverne (pp. 78-80).

Non è nemmeno vero che gli ebrei siano stati tenuti lontani dalle occupazioni "produttive". Al contrario. Uno sforzo zarista durato 50 anni per trasformare gli ebrei in agricoltori attrasse pochi partecipanti (pagina 33), e si concluse in un fallimento. (pagina 58). Nessun tentativo di giustificare il fallimento è valido: altri neofiti dell'agricoltura russa (mennoniti, coloni bulgari e tedeschi, ecc.), che affrontarono le stesse sfide degli ebrei, se la cavarono abbastanza bene. (p 36). I contadini ebrei trascurarono il lavoro agricolo (pp. 34-35), e tornarono alla loro deriva nella vendita di beni e leasing delle loro proprietà ad altri per la coltivazione. (pp. 56-57). Gli sforzi compiuti nel secolo seguente dai comunisti per avvicinare gli ebrei all'agricoltura non andarono meglio. (p.208, 251).

La resistenza ebraica all'assimilazione viene solitamente inquadrata nei senso del GOY che esclude l'ebreo. Era il contrario. Nella prima metà del 19° secolo, rabbini e kahal resistettero strenuamente all'illuminismo, inclusa l'educazione russa offerta agli ebrei. (pagina 38).

Gli ebrei hanno sempre avuto la tendenza a esagerare i torti che hanno subito dagli altri. (pagina 42). Ciò si applica a cose come la doppia tassazione, il servizio militare forzato, l'espulsione dai villaggi, ecc. (Pag 42, 46, 50).

Gli ebrei delle regioni di Vilnius (Wilno), Kaunas e Grodno si schierarono con i russi durante la sfortunata insurrezione dei polacchi nel gennaio 1863. (pagina 69). Questo è confermato da fonti polacche.

Il giudaismo tradizionale non faceva omicidi rituali. Tuttavia, è possibile che alcune sette ebraiche li facessero. (pagina 40). [Per ulteriori informazioni, vedere la mia recensione di BLOV PASSO]. Per quanto riguarda i PROTOCOLLI, la loro autenticità fu respinta sin dall'inizio dal governo zarista. Tuttavia, questo non ha cancellato le legittime lamentele sull'influenza ebraica. (pagina 174).

GLI EBREI NEL COMUNISMO: LE SOLITE SCUSE

Sentiamo spesso dire che gli ebrei comunisti non fossero "veri ebrei". Questa assurdità equivale a dire che Lenin e altri comunisti russi erano "non veri russi", una distinzione artificiosa che Solzhenitsyn rifiuta di fare. (pagina 117). [Per ulteriori informazioni, vedere i commenti].

Una comune discolpa per gli ebrei che sostengono i movimenti rivoluzionari, e poi il comunismo, è quella del sistema zarista che impedisce agli ebrei di migliorare la propria condizione. Questo non ha senso. Una volta che gli ebrei accettarono il sistema educativo russo, il loro numero nell'istruzione superiore russa aumentò ad un livello tanto spettacolare (intorno al 1870: 63, 71), che dovettero essere imposte loro le quote (numerus clausus). Ciò divenne necessario perché gli ebrei erano più ricchi e quindi ingiustamente avvantaggiati nelle questioni relative alla scuola. (pagina 88).

Il caso dell'Ungheria è istruttivo. Lì, le lamentele ebraiche erano le meno valide. Gli ebrei ungheresi avevano goduto di libertà atipiche e di un alto tenore di vita, e non c'erano stati pogrom. Eppure il comunismo ungherese del 1919 fu dominato soprattutto dagli ebrei, ed era odiosamente crudele. (pp. 153-154).

Un'altra scusa per gli ebrei nel comunismo era il presunto bisogno di difesa contro i pogrom condotti dai bianchi. Non è così. Il massiccio afflusso di ebrei nell'apparato sovietico avvenne tra la fine del 1917 e il 1918, ma i pogrom bianchi non iniziarono prima del 1919 (pagina 121).

IL RUOLO CRUCIALE DEGLI EBREI NEL COMUNISMO

Si possono facilmente stilare liste di ebrei in posizioni altolocate dell'Unione Sovietica. Il numero di ebrei influenti rispetto all'abbondanza di popolazione ebrea in Russia risulta 10 volte maggiore o più. (ad esempio, pp. 143-on, 225-on). [Per ulteriori informazioni, vedere i commenti]. Che fossero motivate ​​o meno dalla "solidarietà etnica", le autorità ebree tendevano a promuovere altri ebrei nelle posizioni alte. (p 138).

Tuttavia, il ruolo ebraico nel comunismo va ben al di là di ciò che appare in un semplice elenco di nomi. Per esempio, consideriamo ciò che alcuni chiamano giudaizzazione del mondo accademico e il suo impatto sugli eventi sanguinosi del 1917. Solzhenitsyn commenta: "La rivoluzione di febbraio fu portata avanti da mani russe e follia russa. Eppure, allo stesso tempo, la sua ideologia era permeata e dominata dall'ostilità intransigente allo stato russo storico che non avevano i russi ordinari, ma gli ebrei. Così anche l'intellighenzia russa adottò questo atteggiamento" (p 98).

Consideriamo ora la Rivoluzione d'Ottobre. Lenin sostenne che il successo bolscevico nella rivoluzione fu reso possibile dal ruolo della grande intellighenzia ebraica in diverse città russe. (pagina 119). Inoltre, secondo Lenin, la rivoluzione d'ottobre fu preservata dalle azioni degli ebrei contro il tentativo di sabotaggio da parte di funzionari governativi. (p 128).

L'energia e la grande intelligenza degli ebrei li hanno resi indispensabili. (p 129, 189). Solzhenitsyn suggerisce infatti che il comunismo sovietico perse il suo fervore ideologico e iniziò lentamente a morire di "pigrizia russa", già alla fine degli anni '60, tutto perché gli ebrei se n'erano in gran parte andati. (p 317).

ALCUNI FATTI INTERESSANTI

La dekulakizzazione non era solo una misura economica. (i "kulaki" erano i contadini più ricchi e quindi raffigurati come nemici di classe: la dekulakizzazione era una campagna di repressione, arresti, esecuzioni e deportazioni di milioni di kulak tra il 1929 e il 1932, fonte). Era uno strumento per sradicare i popoli e distruggere le loro tradizioni e la loro cultura. Per questa ragione, la dittatura di Stalin non può essere in alcun modo accettata come fenomeno nazionalista (russo). (p 221).

Il giudaismo religioso non fu mai perseguitato in maniera così intensa dai comunisti, negli anni '20 e '30, come lo fu il cristianesimo ortodosso russo. (p 306). L'ebreo di alto livello Lazar Kaganovich diresse la distruzione della Chiesa del Redentore. Voleva distruggere anche la Cattedrale di San Basilio. (p 223).

Le famose camere a gas mobili non furono inventate dai nazisti. Furono sviluppate nel 1937 da Isai Davidovich Berg, uno dei leader ebrei del NKVD. (p 237).

IL COMUNISMO È GIUSTO - FINO A QUANDO NON SERVE PIÙ GLI INTERESSI EBREI

Solzhenitsyn nota l'ironia per cui, in Occidente, ci fu veramente poca preoccupazione per le vittime del comunismo fino a quando questo non si è rivolto sugli ebrei. Egli ironizza,

    "15 milioni di contadini furono eliminati nella" dekulakizzazione ", 6 milioni di contadini sono morti di fame nel 1932, per non parlare delle esecuzioni di massa e dei milioni di morti nei campi, e nella stessa epoca è stato buono firmare educatamente accordi con i Leader sovietici, per prestare loro denaro, per stringere le loro "mani oneste", per cercare il loro sostegno e per vantarsi di tutto questo di fronte ai vostri parlamenti.

    Ma una volta che fu specificamente l'EBREO a divenire l'obiettivo, allora una scintilla di compassione attraversò l'Occidente e divenne chiaro che tipo di regime fosse questo. "(P. 346: L'enfasi è di Solzhenitsyn).

OGGI GLI EBREI SMINUISCONO LA LORO RESPONSABILITÀ E DEPLORANO I RUSSI

Alexander Solzhenitsyn descrive il doppio standard (quello con cui i polacchi hanno fin troppa familiarità), mentre descrive gli atteggiamenti ebraici attuali,

    "Ci sono così tante voci così presuntuose pronte a giudicare i molti crimini e gli errori della Russia, la sua inesauribile colpa nei confronti degli ebrei - e credono così sinceramente che questa colpa sia inesauribile quasi tutti ci credono! Nel frattempo, la loro gente viene candidamente liberata da ogni responsabilità per la loro partecipazione alle uccisioni del Cheka, agli affondamenti delle chiatte nel Mar Bianco e nel Mar Caspio con i loro carichi umani di condannati, per il loro ruolo nella collettivizzazione, la carestia ucraina e in tutti gli abomini dell'amministrazione sovietica, per il loro talentuoso zelo nel lavaggio del cervello dei "nativi". Non c'è alcun atto di pentimento". (335).

Certo, Solzhenitsyn non sta insinuando che gli ebrei collettivamente siano colpevoli per il comunismo. Tuttavia, gli ebrei dovrebbero accettare la responsabilità collettiva per il comunismo e i suoi crimini sostanzialmente nello stesso modo in cui i tedeschi accettano la responsabilità collettiva per il nazismo e i suoi crimini. (p 141, 321). Fino a quando non lo faranno, il problema dello Zydokomuna (Judeo-Bolscevismo) non sarà risolto.

L'INFLUENZA EBRAICA NEL COMUNISMO FU DI GRAN LUNGA PIÙ GRANDE DI UNA SEMPLICE "LISTA DELLA SPESA" DI COMUNISTI EBREI

Continuano a dirci che gli ebrei non furono mai la maggioranza della leadership nel comunismo. Questo è tecnicamente vero, ma non ci viene raccontata tutta la storia.

Fare riferimento a: Le lacrime di Esaù: l'antisemitismo moderno e l'ascesa degli ebrei, di Albert S. Lindemann:

Per cominciare, i comunisti ebrei erano noti per la loro grande intelligenza, le abilità verbali, l'assertività, il fervore ideologico, ecc. (P.449).

Non sorprende che pochi leader comunisti non ebrei raggiungessero il calibro dei leader comunisti ebrei. Ad esempio, Lindemann ci ricorda che, "ebreo o gentilizzato, Trotsky era un uomo dal talento non comune" (p.447). Inoltre, "non può essere negato il ruolo fondamentale di Trotsky nella rivoluzione..." (p. 448). E questo può essere generalizzato, "si potrebbero citare altri non-ebrei ma quasi certamente non all'altezza di Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Yoffe, Sverdlov, Uritsky o Radek in quanto a visibilità all'interno e all'esterno della Russia, specialmente negli anni cruciali da Dal 1917 al 1921. "(p.432).

Infine, gli ebrei influenti non avevano bisogno di agire da soli. In effetti, gli ebrei avevano l'abilità di influenzare i non ebrei a pensare in modo ebraico. Lenin può essere certamente inteso come un "gentile ebreizzato" (pp. 432-433). Lo stesso si può dire per il rinnegato Pole Dzerzhinsky (442, 446), così come il russo Kalinin, che fu chiamato dai bolscevichi ebrei "più ebreo degli ebrei". (Pag 433).

I. I COMUNISTI EBREI INFLUENZARONO I NON EBREI A SEGUIRLI NEL LORO PENSIERO

Ragioniamo su Feliks Dzerzhinsky. Fare riferimento a: Il Cheka: la polizia politica di Lenin:

L'autore Leggett descrive come Dzerzhinsky sia cresciuto a Vilna [Wilno, Vilnius], che descrive come una città cosmopolita con una forte componente ebraica e punto focale del fermento socialista nella Russia zarista. (p 34). Egli aggiunge che "Dzerzhinsky fu influenzato da Martov, futuro leader del Partito menscevico, dal quale fu introdotto negli ambienti ebraici, sia proletari che intellettuali; fece molti amici ebrei e zelante imparò l'yiddish. L'organizzazione dei lavoratori socialdemocratici in Lituania, Polonia e Russia, fondata nel 1897, aiutò Dzerzhinsky nella sua attività politica, ad esempio verso la fine del 1899. L'amico intimo e compagno di scuola di Dzerzhinsky a Vilna era Mikhail Goldman... "(pp. 24 -25).

La forte influenza ebraica si estese parecchio alla vita personale di Dzerzhinsky. Continua Leggett: "La sorella di Goldman, Julia, fu per diversi anni l'amore romantico di Dzerzhinsky... instaurò un attaccamento profondamente romantico, che durò dal 1905 all'inizio del 1910, per un'altra donna ebrea, Sabina Feinstein, sorella di un importante membro dell'SDKPiL. Molto presto, nel novembre del 1910, Dzerzhinski sposò Sofia Sigizmundovna nee Mushkat, che era anch'essa ebrea... " (pagina 25).

A sottolineare il fatto che l'influenza ebraica nel comunismo è molto più grande di un semplice elenco dei comunisti ebrei, Leggett scrive di "Rosa Luxemburg [Luksemburg], celebrata per la sua brillantezza intellettuale e la sua passione politica". (p 24). "Feliks il sanguinario" ("KRWAWE FELEK") Dzierzinski fu così intossicato delle idee della Luksemburg da scontrarsi realmente con Lenin sulla insurrezione dello stato polacco. Solo che fu il non-polacco Lenin a sostenere la restaurazione della nazione polacca e il polacco rinnegato Dzerzhinsky che vi si oppose, in accordo con la Luxemburg. (pp. 23-24).

Quanto sopra può essere generalizzato. Fare riferimento a: La crocifissione della Russia: una storia dei russi e degli ebrei Una nuova traduzione inglese dei "200 anni insieme" di Solzhenitsyn.

Commenti di Alexander Solzhenitsyn:

"La rivoluzione di febbraio fu condotta da mani russe e follia russa. Eppure, allo stesso tempo, la sua ideologia era permeata e dominata dall'ostilità intransigente allo stato russo storico che i russi ordinari non avevano, ma che avevano gli ebrei. Così anche l'intellighenzia russa adottò questo atteggiamento" (p 98).

II. Gli ebrei come i "cervelli" dietro la rivoluzione russa e la prima Unione Sovietica

Vedi la mia recensione di: The Rulers of Russia

III. L'IMPORTANZA DEGLI EBREI NELLA RIVOLUZIONE RUSSA COME INDICATA DA ALCUNI EBREI

Vedi la mia recensione di: La nuova Polonia,

IV. DECADI PRIMA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA, GLI EBREI GIOCARONO UN RUOLO INDISPENSABILE NEL SUPPORTARE I MOVIMENTI RIVOLUZIONARI DI FRONTE ALLE AVVERSITÀ CHE SI PRESENTAVANO E NEL TRASFORMARE I MOVIMENTI RADICALI IN ANCORA PIÙ RADICALI:

Vedi la mia recensione di: ebrei e rivoluzione nella Russia del XIX secolo

V. IL COMUNISMO PERMEÒ MOLTO DEL PENSIERO EBRAICO PRE-SECONDA GUERRA MONDIALE, PARTICOLARMENTE IN POLONIA

Fare riferimento a: bandiere sul ghetto di Varsavia

(La mia recensione era del 12 febbraio 2012)

Moshe Arens scrisse: "Gli anni che precedettero la seconda guerra mondiale furono un'epoca in cui i socialisti di tutto il mondo predicavano la "lotta di classe" e la "solidarietà del proletariato". Molti di loro, non solo i comunisti dichiarati, vedevano l'Unione Sovietica come pioniere e leader di questa "lotta". Ciò era vero anche in Palestina, dove i sionisti socialisti avevano raggiunto una posizione dominante nella comunità ebraica". (p.7). Il cosiddetto campo "proletario" comprendeva i sionisti socialisti e il Bund non socialista. (pagina 9). Arens osserva: "I movimenti socialisti sionisti, attaccati all'ideologia marxista ..." (pagina 44). Il leader ZOB Anielewicz era un membro di Hashomer Hatzair con il suo "approccio marxista al sionismo". (Pag. 113). Hashomer Hatzair e Sinistra Po'alei Zion hanno mostrato i loro veri colori (scusate il gioco di parole) preferendo che sopra il Ghetto combattente fosse issata la bandiera rossa invece della bandiera blu-bianca sionista. (p 287).

Il leader della ZOB Hersh Berlinski manifestò una slealtà non dissimulata alla Polonia, affermando il suo sostegno verso l'Unione Sovietica piuttosto che verso la Polonia. (p 142). Per quanto riguarda i soldati di truppa del Ghetto di Varsavia, Arens si riferisce a loro come: "...generazione più giovane, il loro pensiero marxista ortodosso dà rigidità alle loro argomentazioni". (pagina 106). Chi può incolpare i polacchi per la loro riluttanza a sostenere una rivolta contaminata di comunismo ? (Pag. 71; 200-201; 226)

VI. UNA DISCUSSIONE PIUTTOSTO CANDIDA, SUGLI EBREI NEL COMUNISMO, DA PARTE DI COMUNISTI EBREI

Vedi la mia recensione di: "Loro": i pupazzi polacchi di Stalin

VII. COMUNISMO EBREO COME FORMA DI NICHILISMO EBREO

Vedi la mia recensione di: Perché gli ebrei? La ragione per l'antisemitismo

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CONCLUSIONE:

Dato che gli ebrei ricavano credito collettivo per i loro Albert Einsteins e Jonas Salks, non dovrebbero anche assumere responsabilità collettiva per gli assassini di massa ebrei come Genrikh Yagoda e Lazar Kaganovich?

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COME IL MASSICCIO SUPER-COINVOLGIMENTO DEGLI EBREI NEL COMUNISMO INFIAMMÒ A LUNGO LE RELAZIONI TRA POLACCHI ED EBREI

Lo ZYDOKOMUNA (judeo-bolscevismo) non può essere tolto di mezzo. Inoltre, la parte di colpa ebraica per il comunismo non può essere cancellata solo perché c'erano ebrei non comunisti. Infine, poiché gli ebrei invitano regolarmente i polacchi a "fare i conti con il passato", in senso collettivo, per le azioni di solo alcuni polacchi, gli ebrei dovrebbero essere tenuti a fare allo stesso modo.

Per apprendere del dominio degli ebrei nella leadership dei primi decenni dell'Unione Sovietica, clicca e leggi la mia recensione dettagliata di, Gli ebrei dell'Unione Sovietica: La storia di una minoranza nazionale (Cambridge Russo, Sovietico e Post -Soviet Studies).

Vedi anche THE RULERS OF RUSSIA, di Denis Fahey. (1940). Condon Printing Company, Detroit.

Per dettagli sulla massiccia e duratura rappresentanza ebraica nella leadership della polizia segreta comunista sovietica (NKVD), responsabile dell'uccisione di milioni di persone innocenti, clicca e leggi la mia recensione dettagliata di Polin: Studies in Polish Ebreo, volume 26: ebrei e ucraini.

Vedi anche IL SECOLO EBREO. La mia recensione su Amazon è datata 29 ottobre 2010.

Per una fonte accademica primaria in lingua russa sulla leadership ebraica che ha dominato il NKVD, clicca e leggi la mia recensione dettagliata in lingua inglese di Kto Rukovodil NKVD, 1934-1941: Spravochnik.


Questo post è apparso per la prima volta su Russia Insider